Ecco una storia che racconta lo sfruttamento degli emarginati da parte di gente senza scrupoli che opera dalla Stazione Termini alla periferia di Roma, ovunque ci sia da lucrare anche su chi è già un povero e un derelitto.
A Roma, nel cuore del centrale quartiere Prati, c’è una bellissima piazza: si chiama Piazza Mazzini ed è adornata da una fontana contornata da pregevoli elementi architettonici. Un acciottolato di ghiaia di fiume crea un mosaico policromo con elementi navali e marini. Da quattro colonne con fasci littori che, implicitamente, datano l’opera, zampilla l’acqua del Peschiera che scorre in quattro conchiglie da dove raggiunge otto delfini che la spruzzano nel laghetto ottagonale.
Lo specchio d’acqua è cinto da un cortile coperto da piettruzze bianche; attorno ad esso, quattro spazi verdi delimitati da basamenti in travertino chiudono ii giardino. Il progetto venne realizzato nel 1927 dall’architetto Raffaele De Vico: faceva parte di un ampio piano urbano relativo al quartiere Prati che, però, venne realizzato solo in parte.
Descritta così, la piazza sembra un posto idilliaco e potrebbe esserlo se solo non si trovasse in abbandono completo da anni: già nel 2018 sulle pagine di questo giornale avevamo denunciato lo stato di degrado del luogo ma, nonostante le molte segnalazioni, oggi la situazione è addirittura peggiorata.
Al degrado architettonico, infatti, si è aggiunto quello “umano”: il cuore del quartiere che ospita la Rai, la Corte dei Conti, i Tribunali, Piazza Mazzini, è stato occupato da vagabondi e senza dimora che qui dormono, si lavano, vivono. Ma per stare qui, incredibilmente, sono costretti a pagare un “affitto”: “Affitto posto letto 5 euri con sorveglianza diurna a clochard, piazza Mazzini vista lago, servizi igienici. Chiedere di Gennaro o Ciuccio”. Sembra uno scherzo ma è quello che si legge su alcuni cartelli nella piazza, pubblicità illecita di illecita attività.
Qualcuno ci dice che “l’imprenditore” sarebbe un individuo violento al quale si devono pagare 5 euro a notte per poter dormire lì fuori, buttati su cartoni. Tutti sanno, nessuno interviene.
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