Torna a settembre in Italia e a Roma, a grandissima richiesta, Steven Wilson, leader della band inglese progressive rock Porcupine Tree, forte del successo del suo quarto album solista “Hand. Cannot. Erase.”
Il leader dei Porcupine Tree, in un tour e progetto che lo vede solista, sarà il 21 settembre a Cremona (Teatro Ponchielli) e il 22 nuovamente a Roma, all’ Auditorium della Conciliazione. Il 31 marzo scorso era stato presente in un live acustico al Teatro Sistina di Roma, un concerto acclamatissimo, sold out.
Steven, geniale musicista, voce, chitarrista, leader e fondatore del gruppo progressive rock, Porcupine Tree, band che risale ai primi anni 80. L’origine del gruppo è dunque trentennale, quando Steven Wilson partì con il suo progetto solista, suonando tutti gli strumenti e cantando. I suoi testi, i suoi arrangiamenti mostrano chiaramente l’influenza del rock progressivo degli anni settanta , quella dei Pink Floyd, che dominarono la scena psichedelica dalla fine dei ‘60 e per tutti i ’70, ma anche altri gruppi progressive eccezionali come gli Yes e gli Emerson, Like e Palmer (ELP). Lo “stupido sogno” del Porcospino è donare eterna vita al progressive degli anni Sessanta, uno stile unico, uno “space progressive successivamente arricchito di psichedelia”, come lo definisce lo stesso Wilson. “Mi è sempre piaciuto il suono di una musica senza limiti, capace di abbracciare ogni cosa, dal jazz alla classica, al punk, al blues, una fusione di suoni e stili”, spiega.
Il concerto del 31 marzo a Roma è stato un immergersi nel sogno, gli spettatori appassionati rockettari, presi e condotti per mano da un geniale folletto musicista, un gigante sul palco con un paio di artisti della band dei Porcupine ed un superbo chitarrista in questo live che lo vede solista, catapultati in un viaggio surreale e magico tra suoni e strumenti vari, organo, chitarre, uso di altri strumenti particolari. Un artista sempre disponibile con i fans, ospitato e intervistato anche dalla nota emittente radio rock di Roma.
La scaletta del concerto ha previsto e prevederà anche a settembre, brani tratti dall’ultimo album, arrangiamenti, strati musicali e sonorità che assorbono elementi non solo del rock progressivo, ma anche di altri generi musicali: “Home Invasion” spazia dal metal al funk, passando per il jazz, mentre la nostalgica e malinconica “Perfect Life” è intrisa di elettronica e fa da contraltare al pop “Blackfield-style” della precedente “Hand Cannot Erase”, filo conduttore anche una voce femminile per dare molto slancio e focalizzare l’attenzione sulla vera storia tragica di una donna, come trama dell’album e del concerto. Nel 2006 Joyce Carol Vincent venne trovata deceduta nel suo appartamento di Londra. La donna giaceva morta da tre anni e in questo infinito lasso di tempo nessuno l’aveva cercata. Oltre ad Hand, Cannot. Erase, Steven ripropone pezzi bellissimi dei Porcupine Tree, come Lazarus o da solista come The Watchmaker.
Imperdibile, 22 settembe 2015 all’Auditorium, Roma.
Alessandro Inolti, musicista, batterista, ci racconta la sua intervista a Radio Rock con Steven Wilson, a poche ore dal concerto al Teatro Sistina del 31 marzo scorso.
Come è stato trovarsi di fronte un folletto, icona degli appassionati rock prog?
“Ritrovarsi seduto vicino a Steven Wilson effettivamente non è cosa da tutti i giorni, ma così è stato; quel giorno Valerio Cesari di Radio Rock Roma mi contattò e mi chiese di andare in trasmissione per aiutarlo come interprete durante l’intervista. Ho avuto modo di parlare con Steven Wilson ed è una persona interessante sotto tutti i punti di vista, non è freddo, non crede di essere il migliore e non ne ha bisogno perchè “brilla di luce propria”, pensavo fosse scostante, che avesse poco senso dello humor ed in realtà mi sono ricreduto”
Immagiamo tutti l’emozione ed il desiderio di capire l’uomo ancora più del personaggio
“È stata una piacevole scoperta ed una conferma e se per caso avessi voglia di addentrarti in discussioni profonde è possibile; è un artista che oltre a scrivere musica è molto informato su quello che succede nel mondo ed è molto probabile che non si conosca un’artista altrettanto famoso del momento, informato su qualsiasi altro avvenimento sociale e politico. Non so come altro descriverlo, posso solo dire che se vivesse in Italia o io vivessi a Londra sarebbe sicuramente il mio migliore amico, chiunque di voi troverebbe interessante o almeno utile avere uno scambio di idee e opinioni con lui”.
Grazie ad Alessandro Inolti , session drummer diplomato alla Saint Louis di Roma e al Drummers Collective di New York City, nel panorama romano collabora con Piotta, Andrea Ra, Kutso, Paolo Fattorini (sanremo rock 2002), Marco Manusso (Renzo Arbore, Sanremo), Emiliano Esposti (fonico di Gazzè, Britti e Rock In Roma), Fillippo Marcheggiani (Banco del mutuo soccorso). DrumTech per Jojo Mayer (Nerve), Chad Smith (Red Hot Chili Peppers), Rod Morgenstein (Dixie Dregs, Steve Morse Band), Chad Szeliga (Black Label Society) Zack Alford (David Bowie, Bruce Springsteen), Michael Cartellone (Lynyrd Skynyrd) Brian Tichy (Whitesnake). Ha collaborato con il “Drummers Collective” lavorando come DrumTech nelle masterclass di Steve Jordan, Peter Erskine, Mark Guiliana, Memo Acevedo, Mike Clark.
www.alessandroinolti.com
di Alessandra Paparelli
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